Articolo di Marco Passavanti. Psicologo e attualmente in formazione presso la Scuola di Specializzazione ASCCO di Parma. Da diversi anni pratica meditazione, Istruttore di Mindfulness e protocolli MBSR formato presso l’Università Sapienza e il CISM di Roma
Con questo articolo abbiamo deciso di dare inizio a quello che ci auguriamo di far diventare un appuntamento fisso che ci permetterà di raccontare, condividere e vivere insieme ciò che la mindfulness, in tutte le sue forme, significa per le nostra realtà del CAT e della scuola PTRI e, quindi, per ognuno di noi.
Ho pensato, innanzitutto, a quale fosse il modo migliore per descrivere con semplicità ciò che il termine “mindfulness” racchiude dentro di sé e quale preziosa occasione la mindfulness, e con essa la pratica meditativa, possa offrire alle nostre vita e per quale motivo sia un sostegno indispensabile sia nel nostro privato che nel nostro lavoro.
Jon Kabat-Zinn, parlando della mindfulness, la definisce come “la consapevolezza che emerge prestando intenzionalmente attenzione, nel momento presente e in modo non giudicante, al dispiegarsi dell’esperienza, momento dopo momento”. Questa definizione riprende il termine “sati” della lingua pali, ma anche l’antico sanscrito “smriti”, intendendo una consapevolezza della mente e del cuore.
Praticare la presenza mentale, dunque, significa essere presenti a sé stessi con consapevolezza, nel qui e ora, manifestando la piena intenzione nel dirigere la nostra attenzione al di là del controllo di emozioni e pensieri automatici. Questa modalità di prestare attenzione intenzionalmente, inoltre, è non giudicante, ovvero libera per quanto possibile dalle etichette con cui solitamente siamo abituati a giudicare la nostra esperienza. Questa attenzione accompagnerà l’esperienza in ogni singolo istante, osservato con curiosità, nella sua interezza come nuovo e diverso dal precedente.
Nel libro più famoso di Jon Kabat-Zinn “Vivere momento per momento” (traduzione della versione in lingua inglese Full Catastrophe Living), la mindfulness, viene presentata come l’opportunità di far fronte a quella che, nel libro, viene chiamata “l’intera catastrofe” della vita.
Ma cosa si intende con “intera catastrofe” della vita? L’intera “catastrofe”, non è da intendersi prettamente nella sua accezione negativa di disastro, bensì è formata proprio dal vortice di pensieri e emozioni che attraversa ogni giorno la mente; l’intera catastrofe sono altrettanto gli eventi che quotidianamente accadono, al di là della nostra volontà e dei nostri desideri più reconditi, e con cui ci confrontiamo nella nostra umana esperienza: famiglia, lavoro, studio, piccoli e grandi impegni improrogabili, rapporti che “non funzionano” più come vorremmo e tante altre occasioni in cui, improvvisamente, non ci si sente più al timone della propria vita, ma naufraghi alla deriva.
Ecco, è in risposta a tutto ciò che coltivare la mindfulness diventa il modo per non perdersi tra i venti e i mari e per imparare, invece, a cavalcare le onde, affrontando così il continuo fluire dell’esperienza e della vita.
Se la mindfulness è quell’attitudine che ci permette di essere consapevoli e attenti intenzionalmente e in maniera non giudicante nel momento presente, la pratica meditativa è la risorsa che ci aiuta costantemente in questo compito di sganciarci dal pilota automatico e ricondurci al timone della nostra attenzione.
In tal senso, il Centro Armonico Terapeutico (CAT) e la Scuola di Pet Therapy Relazionale Integrata (PTRI), anno dopo anno, hanno percepito sempre più l’esigenza di integrare, sia all’interno dei suoi percorsi rivolti all’utenza sia nella propria offerta formativa, i principi cardine dello yoga, della meditazione mindfulness e della compassion meditation.
La nostra capacità di essere sintonizzati e presenti, infatti, può entrare in crisi in particolare quando ci troviamo ad affrontare situazioni di stress o nella frenesia delle nostre giornate che, spesso, non ci consentono di prestare sufficientemente ascolto a quanto succede al nostro interno e intorno a noi.
La mindfulness, integrandosi al contatto con la natura e alla relazione con gli animali, permette di far germogliare i semi della consapevolezza e della coscienza di sé, facendoci scoprire un nuovo modo di prenderci cura di noi stessi e degli altri, un modo che nella relazione e nell’interazione Uomo-Natura-Animali si esplica. Così, ci dona uno spazio per sintonizzarci e tornare a noi sempre “nuovi”, nutriti dalla presenza e dal contatto con l’ambiente.